Ai tempi remoti, la terra di Furore noverava molte chiese, tutte di fondazioni laicali. Attualmente però ne rimangono solo tre, le quali sono le seguenti:
San Giacomo
Questa chiesa fu fondata il 15 settembre 1362 da Lorenzo Certa e da Bennico Raffone (di Furore), con il consenso del vescovo Paolo nella località in quel tempo, detta “pede cava”, per la devozione che gli stessi avevano per San Giacomo. La struttura ad oggi mostra la fase edilizia successiva agli interventi del 1858; ha un impianto a tre navate, divise da archi a tutto sesto poggianti su colonne con capitelli. La copertura è a tetto piano sulla navata centrale, mentre volte a crociera coprono le navate minori. La facciata è preceduta da un esonartece e le tre absidi furono murate solo nel 1858. Il campanile, con monofore e sottolineature dei diversi ordini mediante cornici aggettanti, culmina con pinnacolo rivestito da maioliche. L’importanza di questa struttura risiede nel ciclo pittorico rinvenuto casualmente nell’area absidale di un locale sottostante la navata laterale destra. Le pitture, riproducenti l’iconografia della Maddalena, di S. Caterina e S. Margherita, si ascrivono al clima artistico tardo bizantino della Costa. La scoperta di queste pitture ha fatto ipotizzare l’origine del luogo cultuale come cappella rupestre, individuabile proprio nei locali sottostanti.
Gli affreschi inediti di S. Giacomo a Furore
Il rinvenimento, pur non tenendo conto della non eccelsa qualità dei dipinti, che presentano interventi di mani diverse e rifacimenti successivi contribuisce ad arricchire in modo significativo il panorama della pittura medioevale nella regione amalfitana.
Gli affreschi recentemente scoperti, sono situati in un ambiente posto al di sotto della navata laterale destra ed adibito, nel corso dei secoli, ad ossario. Tre muri di tompagnatura infatti, dividevano tali ambiente in tre parti, ciascuna delle quali costituiva una sepoltura autonoma. La prima era riservata ai parroci della chiesa, le altre due a famiglie gentilizie del luogo. Vi si accedeva dal pavimento della navata sovrastante attraverso le corrispondenti lastre tombali. Lo spazio, come si presenta oggi, ha forma di una piccola cappella a navata unica terminante , a oriente, in un abside semicircolare preceduta da un presbiterio leggermente rialzato su un bema. Due plutei in pietra non lavorata separano il presbiterio dal resto della chiesa, secondo una tipologia propria delle antiche basiliche.
La navata è divisa in cinque campate voltate a crociera, con archi a sesto acuto che conservano tracce di nervature ornamentali. Sul lato settentrionale della seconda campata si apre una piccola cappella, anch’essa coperta da volta a crociera. Con ogni probabilità si tratta della chiesa primitiva, una cappella rupestre, su cui venne edificata la più recente.L’ipotesi è avvalorata dalla presumibile presenza di un’apertura di ingresso autonoma, e dalla contemporanea mancanza, almeno allo stato attuale delle conoscenze, di un collegamento interno, praticabile con la navata soprastante; il che porterebbe ad escludere senz’altro l’ipotesi di una cripta.
Non è chiaro dove fosse situata l’entrata originaria. Al momento vi si accede da un ingresso aperto lungo il muro meridionale, in corrispondenza della seconda campata.Il lato settentrionale della navata risulta invece essere addossato alla roccia. Nel complesso, l’ambiente è stato ampiamente rimaneggiato, probabilmente già all’atto di fondazione della chiesa superiore, e poi, sicuramente, in coincidenza con i rifacimenti ottocenteschi. I dipinti oggi visibili sono di molto posteriori alla fondazione della cappella, essendo stati realizzati quando già esisteva la chiesa superiore. Le parti meglio conservate sono situate nel presbiterio e nell’abside; tracce, ormai ridotte a semplici sagome annerite, per la caduta quasi totale del colore, se ne conservano nella cappelletta alla seconda campata. Pur non essendovi indizi esterni che lo confermino, non si può tuttavia escludere l’ipotesi dell’esistenza di una decorazione parietale più antica, oggi scomparsa.
S.Michele Arcangelo
Questa chiesa veniva individuata nella documentazione d’epoca anche come Chiesa di S. Agnelo (Angelo); presenta tre navate, divise da archi a sesto acuto poggianti su colonne senza basi e con capitelli a cono. La navata centrale è coperta da un soffitto piano, mentre le laterali da volte a crociera a sesto acuto.
Sulle pareti laterali si aprono finestre trilobate di chiara impronta settecentesca; la parete di fondo dell’edificio è triabsidata. Il campanile, che precede la chiesa, è decorato da monofore su ogni registro e termina con una piccola cupola a calotta.
S.Elia Profeta
La chiesa di S. Elia profeta, antichissima, rimodernata nel 1474 , costruita in una posizione periferica, rispetto alla zona più centrale dell’abitato, presenta una sola navata ed una tipologia alquanto complessa ,conseguenza di stratificazioni solo in parte individuate.
L’aula quadrata, coperta da una volta a crociera retta da due colonnine con capitello a stampella, costituirebbe, in tal senso, il primitivo nucleo della struttura religiosa alla quale, solo in un secondo momento, forse nel XV sec., sarebbe stata aggiunta l’attuale aula unica, con una sola cappella per lato, ed il presbiterio coperto da una calotta. Un piccolo campanile, formato da più registri sovrapposti, secondo una diffusa tipologia, completa la fabbrica.
All’interno è ospitato un trittico ligneo famoso rappresentante la Madonna e i Santi Elia e Bartolomeo (1479) di Angelo Antonello da Capua. Pregevole è altresì il quadro della beata vergine del Carmine di ignoto pennello, risalente al 1620.
Chiese Secondarie
Santa Maria della Pietà
La Chiesa di S. Maria della Pietà, con annessa confraternita laicale, costruita a due navate con altrettante porte di ingresso, e dinanzi un cortile, da cui si accede mediante 28 scalini.